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Ferrari 246 GT (Dino)
La Dino 246 fu la prima Ferrari a motore posteriore stradale (evoluzione della 206) costruita tra il 1969 e il 1973. Il suo numero di modello era costituito dalle prime due cifre indicanti la cilindrata e dalla terza che ne indica il numero dei cilindri. Fu prodotta in 2 versioni, coupé (GT) e spyder (GTS) avendo molto successo. La carrozzeria fu ideata dal designer della Pininfarina Aldo Brovarone ed il motore era derivato dall’ultimo propulsore sportivo progettato da Dino Ferrari, scomparso nel 1956. Si trattava di un 6 cilindri a V di 65° trasversale, primo motore di questo tipo montato su un veicolo della casa di Maranello che aveva, fino ad allora, sempre preferito propulsori a 12 cilindri. Per questo fatto venne anche definita una “baby” Ferrari ma le sue prestazioni facevano invidia a molti altri modelli con motori più frazionati ed il pubblico ne decretò il successo con una produzione di oltre 3.500 esemplari, numeri importanti per quel periodo.
Mercedes-Benz 230 SL
La 190 SL, che aveva goduto di ampi consensi per parecchi anni, stava invecchiando e la Casa di Stoccarda decise di avviare la progettazione di una nuova spyder (impropriamente definita roadster). Il progetto nacque intorno al 1961: tre erano le richieste dei vertici Daimler-Benz nei confronti dei responsabili dei vari reparti coinvolti nel progetto: l’autovettura doveva essere brillante, confortevole e spaziosa; doveva essere realizzata attingendo dal maggior numero possibile di risorse di cui già si disponeva ed infine doveva avere una linea accattivante. Per quanto riguardava la meccanica si scelse di basare la vettura sul pianale accorciato della 220 SEb W111, equipaggiato però con una motorizzazione più potente realizzata a partire dal 2.2 litri M180 che già si aveva e che era già utilizzato per equipaggiare sempre le Heckflosse. e la carrozzeria, invece, ci si avvalse del valore dell’equipe di designers guidata da Paul Bracq, sotto la supervisione di Friedrich Geiger.
Porsche 356 SC
La Porsche 356 è un modello di automobile, sia coupè che roadster, prodotto dalla Porsche ininterrottamente dal 1948 al 1966. Può essere considerato il primo modello “di serie” prodotto dalla casa di Stoccarda.
In poco meno di un ventennio si sono succedute parecchie versioni, con differenti motorizzazioni. Il nome “Carrera” comparve per la prima volta proprio sulle versioni più potenti della 356, quelle con doppio albero a camme in testa:
1948-1951: 356 Superleggera
1950-1955: Pre-A o T0
1957-1959: A-T2
1961-1963: B-T6
1952: America Roadster
1955-1957: A-T1
1959-1961: B-T5
1963-1966: C ed SC
Porsche Carrera Targa 3.0
Nel 1977 fu lanciata la 911 SC (SuperCarrera), che sostituiva tutte le altre versioni “non turbo” (standard, S e Carrera); aveva una cilindrata di 2994 cm³ e una potenza ridotta a 180 CV. Esteticamente le uniche modifiche riguardavano la verniciatura in nero opaco dei particolari prima cromati.
La SC, disponibile sia in versione coupé che Targa, venne lanciata in un momento in cui il management della Casa tedesca riteneva che la 911 fosse un modello superato, destinato ad essere gradualmente rimpiazzato dalla Porsche 928, lanciata proprio quell’anno e dotata di un nuovo Motore V8 raffreddato ad acqua e meccanica transaxle.
La 928 ebbe un buon successo di mercato, soprattutto negli USA, ma non riuscì mai a sostituire nel cuore degli appassionati la 911, che rimase sempre il modello Porsche più popolare. Nel 1978 la cilindrata della 911 Turbo crebbe da 2994 a 3299 cm³ e la potenza, grazie anche all’adozione dell’alimentazione a iniezione elettronica (anziché meccanica), raggiunse i 300 CV.
VW Maggiolino 1500 Cabrio
La sua produzione ha inizio per scelta di Adolf Hitler, che in un discorso del 1934 annunciò la sua scelta di mettere in commercio un’auto per tutti, convinto che l’automobile non dovesse essere un privilegio. In quegli anni le automobili, almeno in Europa, non avevano prezzi accessibili al cittadino medio. D’altro canto lo sviluppo della motorizzazione di massa avrebbe permesso alla Germania una maggiore flessibilità per il posizionamento delle fabbriche nei confronti dei quartieri residenziali. I progettisti interpellati furono Ferdinand Porsche e Jakob Werlin della Mercedes-Benz. Vinse il progetto del primo, che ebbe il compito di realizzare un’auto con le seguenti caratteristiche, fornite da Adolf Hitler stesso, soprattutto in funzione di viaggiare comodamente sulle prime autostrade: capacità di trasportare 5 persone o tre soldati e un mitragliatore, viaggiare oltre i 100 km/h consumando in media 7 litri per 100 km e non avere un prezzo superiore ai 1’000 Reichsmark.
Mercedes-Benz 280 SL
Nel 1968 la 250 SL lasciò il posto alla 280 SL, in listino già dal mese precedente e dotata del nuovo motore 130.983 ad iniezione con cilindrata elevata a 2778 cm³ e potenza massima di 170 CV. Ancora una volta, le prestazioni assolute rimasero invariate, ma il nuovo motore era ancor più ricco di coppia, tanto da consentire ampi margini di incremento nell’accelerazione e nello spunto. La 280SL fu l’ultimo modello della serie W113, che nel marzo del 1971 venne sostituita dalla nuova serie di roadster tedesche, la R107.
Alfa-Romeo Giulia Spider
L’ evoluzione delle vetture nei primi anni ’60 portarono l’Alfa Romeo ad incrementare la cilindrata e le prestazioni della Giulietta Spider. La Giulia 1600 Spider “serie 101.23” nasce come l’evoluzione dalla Giulietta Spider “serie 101.03”. Le auto sono quasi identiche, tranne che per l’esistenza di una presa d’aria sul cofano della Giulia, per la dicitura “1600” sulla coda di quest’ultima e per la forma dei fori nei cerchioni. Altre differenze ci sono negli interni, più precisamente nelle caratteristiche del volante e nell’aspetto del cruscotto. A partire dal 1964 di questo modello fu commercializzata anche una versione Veloce, denominata “serie 101.18”, che montava un propulsore più potente in grado di offrire maggiori prestazioni. Questa ultima versione rappresenta il massimo sviluppo prestazionale delle serie “Giulietta Spider” e “Giulia Spider”.
Alfa-Romeo GTV 6 2.5 GP
Nel 1981 viene prodotta la versione “Grand Prix” per celebrare il ritorno dell’Alfa Romeo in Formula 1. Vengono modificati gli interni e l’aspetto esteriore (colore carrozzeria esclusivamente rosso con strisce adesive nere all’altezza della linea di cintura e sulla parte bassa della fiancata, paraurti anteriore, paraurti posteriore, alettone anteriore, minigonne e specchio retrovisore esterno in tinta con la carrozzeria, pneumatici maggiorati 195/60 HR15 montati su cerchi in lega neri con bordo argento, quadrifoglio verde sugli sfoghi aria posteriori) ma la motorizzazione resta il due litri strettamente di serie. La versione speciale “Grand Prix” venne allestita in 650 esemplari numerati progressivamente, di cui 250 destinati al mercato italiano, 200 per il mercato francese e 200 per i restanti paesi europei. L’allestimento speciale veniva eseguito dalla Maggiora.
Alfa-Romeo Spider 1.6
Nel 1966 venne lanciata la “Alfa Romeo Giulia Spider Duetto”, dotata del motore 1600 della Alfa Romeo Giulia Sprint GT nella più potente versione “Veloce”.La forma, come la casa si affrettò a precisare, richiama un osso di seppia, ovvero la conchiglia del mollusco cefalopode, in virtù del frontale e dalla coda arrotondati, raccordati dalle fiancate convesse, con linea di cintura piuttosto bassa. La coda, rastremata trasversalmente e longitudinalmente, segue i dettami della più classica tipologia boat-tail. Per la meccanica venne adottato il nuovo autotelaio della “Giulia”, accorciandone il passo a 2.250 mm. Nella versione USA le calotte in plexiglas furono sostituite da una bordatura cromata.
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